Morto il papà del Botox. Tra i suoi utilizzi anche il trattamento di strabismo e blefarospasmo

 

Il Botox è comunemente noto, soprattutto negli ultimi anni, per il suo ruolo nell’attenuare le rughe. Ma in pochi forse sanno che il suo papà, più precisamente colui che viene accreditato per aver sviluppato il farmaco Botox (tossina botulinica) per uso medico, era un oftalmologo americano, lan Brown Scott, deceduto pochi giorni fa all’età di 89 anni.

Nato a Berkeley, in California, soffriva di una malattia acuta da 10 giorni ed era in terapia intensiva, ha detto sua figlia Ann Scott, annunciando il decesso tramite il New York Times e confermandolo ad altre testate.

Il Botox, derivato da quella che è conosciuta come una delle tossine più letali, è stato originariamente scoperto per uso medico. Scott, infatti, stava cercando un modo per aiutare i suoi pazienti con disturbi agli occhi, in modo che non dovessero sottoporsi a interventi chirurgici estesi e pensava che la tossina potesse aiutare il quadro clinico.

In particolare, mirava a curare le persone con strabismo, e soprattutto il blefarospasmo, quella chiusura incontrollabile delle palpebre, che viene spesso scambiata per un tic nervoso.

Oggi il Botox è usato per il trattamento del blefarospasmo, per migliorare l’apertura delle palpebre, ma anche per aiutare contro emicrania, la caduta dei capelli e la scialorrea, cioè un eccesso di salivazione.

Ciò per cui Botox è ancora oggi più comunemente noto, il suo scopo cosmetico, per la regione perioculare, non era invece nell’agenda di Scott.

“Penso che sia un uso affascinante e leggermente frivolo” – ha detto Scott a SF Gate nel 2002 su come il Botox viene utilizzato dalle celebrità. “Ma non è sulla falsariga di ciò a cui mira l’applicazione per disturbi gravi”.

 

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