Intervista al Dott. Christopher Girkin

a cura del Dott. Amedeo Lucente

 

D: Carissimo Dott. Christopher Girkin, lei è tra i “Best Doctors in America” e membro di molte prestigiose Società Scientifiche Internazionali. I suoi studi raccolgono milioni di dollari dal NIH National Institutes of Health, dalla UAB University of Alabama at Birmingham, oltre che da numerose fondazioni private. I suoi interessi spaziano dalla cataratta alla chirurgia pediatrica, dal glaucoma alla biomeccanica. Vuole riferire più in dettaglio ai nostri lettori le sue ricerche?

R: La mia ricerca primaria esplora i meccanismi alla base della maggiore predilezione a sviluppare lesioni glaucomatose in individui di origine africana, e indaga la morfometria della testa del nervo ottico come biomarker per predire lo sviluppo e la progressione della neuropatia ottica glaucomatosa. In seguito alla mia specializzazione, ero motivato a tornare in Alabama per stabilire un programma di ricerca incentrato sulla determinazione delle cause della disparità sociale e il suo effetto sulla salute nella patologia del glaucoma, e per sviluppare strategie di rimedio. Questi programmi hanno compreso approcci di ricerca biologica, genetica, socioeconomica e comportamentale per affrontare la complessa relazione tra etnia e glaucoma e completare gli sforzi clinici e di sensibilizzazione in questo settore. Questi sforzi sono stati motivati dalle mie esperienze di crescita e formazione nel Sud degli Stati Uniti e dall’aver assistito in prima persona la discriminazione etnica che ha sviluppato e ha sostenuto la segregazione fisica e accesso alla salute all’interno di molte comunità lungo le demarcazioni etniche che sono alla base di tutte queste disparità legate alla salute.

D: Quali sono i progetti in fase di sviluppo e i futuri obiettivi del centro che dirige? Le conoscenze biomeccaniche sul nervo ottico quali significative novità apporteranno nel management del glaucoma?

R: Il progetto su cui mi sto concentrando di più è il Living Eye Project. Questo programma unico consente nell’avere accesso a donatori di organi morti cerebralmente prima dell’approvvigionamento di organi per test biomeccanici e fisiologici nell’occhio vivente. Nel presente studio viene eseguito un esame oculare con biometria, seguito dalla quantificazione della testa del nervo ottico (optic nerve head; ONH) in vivo in risposta ai cambiamenti nella pressione oculare utilizzando lo Spectral Domain OCT. In seguito all’approvvigionamento di organi, la rigidità strutturale della sclera viene misurata con l’interferometria laser Speckle e la microstruttura dell’ONH viene quantificata nelle ricostruzioni digitali 3D istologiche dell’ONH. Questo lavoro stabilirà il primo collegamento tra rigidità sclerale e biomeccanica ONH. Questo lavoro è stato finanziato attraverso il NEI, l’industria, e fondazioni locali e nazionali.

D: Come è organizzata l’Oftalmologia in US? Come si diventa medici chirurghi e oftalmologi? Quali sono state le tappe principali del suo prestigioso percorso professionale? È necessario anche in US avere un “Maestro”?

R: Il percorso di carriera standard consiste nel completare una residenza di 3 anni in oftalmologia dopo un anno di tirocinio, il tutto ovviamente dopo aver completato una scuola medica accreditata. Non ci sono requisiti specifici oltre a questo. Tuttavia, molti leader accademici e la maggior parte dei ricercatori clinici hanno completato almeno un anno o più di formazione per borse di studio di sottospecialità.

D: L’oftalmologia nel terzo millennio avrà sicuramente sviluppi solo in parte prevedibili; per alcuni versi potrebbe trovarci impreparati e in difficoltà. La chirurgia robotica e la telemedicina ne sono un esempio. Come vede il futuro dell’oftalmologia? Saremo ancora artefici del nostro futuro professionale?

R: Sento che è un momento molto emozionante in oftalmologia. L’espansione della tecnologia di esame automatizzato a distanza si sta evolvendo rapidamente. Attualmente negli Stati Uniti i modelli di rimborso sono restrittivi dell’implementazione diffusa di questi approcci più efficienti.

D: Ai giovani medici che intendono intraprendere la strada dell’oftalmologia quale messaggio si sente di inviare? Il percorso per diventare “leader” è sempre lo stesso o ci sono nuove difficoltà da affrontare?

R: Penso che negli Stati Uniti il percorso alla “leadership“ varii molto e sia poco lineare e più simile al movimento browniano, almeno cosi è stato per me. Penso che i migliori leader non cerchino la leadership come intenzione primaria, quindi io non cercherei di diventare un leader come scelta a priori, ma mi sforzerei prima di diventare un clinico e un chirurgo rispettato. Inoltre, sarebbe auspicabile avere una formazione anche nel campo della ricerca e/o dell’istruzione. Una volta completata questa formazione, sarebbe quindi necessario trovare un’istituzione accademica che investa nello sviluppo del profilo accademico. A quel punto uno sarebbe su un ottima strada per raggiungere i propri obiettivi.

Grazie per la sua disponibilità anche a nome del Direttore, della Redazione e di tutti i lettori di Oftalmologia Domani.

 

[a cura di: Amedeo Lucente – oftalmologiadomani.it]

 

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