Cilioplastica ad ultrasuoni: una nuova prospettiva per i pazienti affetti da Glaucoma

Di Michele Figus, Chiara Posarelli (Università di Pisa, Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana)

La chirurgia del glaucoma è caratterizzata da numerose tecniche che facilitano il deflusso dell’umore acqueo dall’occhio. Nei casi cosiddetti “refrattari”, quando cioè uno o più di questi interventi hanno fallito, si può ricorrere a tecniche che distruggono parte dei processi ciliari per ridurre la produzione di umore acqueo. Tra queste, è stato proposto l’utilizzo di una forma di Cilioplastica che si avvale di Ultrasuoni ad alta frequenza (21 MHz) focalizzati in un punto specifico.

La combinazione tra efficacia e sicurezza della metodica ha suggerito l’opportunità di utilizzarla come primo step chirurgico, soprattutto in quelle nazioni dove le popolazioni hanno meno possibilità di accesso alle cure, sia per le distanze sia per l’organizzazione dei sistemi di sanità pubblica e per il fatto che sono trattamenti a bulbo chiuso.

 

In quest’ottica, uno studio europeo guidato da ricercatori dell’Università di Pisa  e pubblicato recentemente, ha valutato in maniera prospettica per un periodo di due anni un gruppo di 66 pazienti che necessitavano di un intervento chirurgico, ma che non erano ancora mai stati operati.
I pazienti sono stati arruolati in Italia, Belgio, Portogallo e Israele. Dopo un singolo trattamento la pressione intraoculare è scesa da circa 24,3 mmHg a 15,9 mmHg, ovvero di circa il 33%, senza però ridurre l’utilizzo di colliri ipotonizzanti. Il successo chirurgico dopo due anni si è osservato nel 74% dei pazienti. Gli effetti collaterali del trattamento sono stati temporanei e di gravità limitata.

Questo studio mostra come anche questa opportunità di trattamento debba essere tenuta in considerazione tra le scelte a nostra disposizione per la cura dei pazienti glaucomatosi.
L’efficacia degli ultrasuoni focalizzati si mantiene nel tempo e consente un migliore controllo della pressione intraoculare, pur non riducendo il numero di farmaci che il paziente deve instillare.

Nei paesi occidentali probabilmente la cilioplastica ad ultrasuoni non sarà utilizzata come prima procedura di trattamento, perché le opportunità offerte da servizi sanitari ben organizzati e la facile mobilità dei pazienti consentono loro di accedere con facilità a chirurgie efficaci benché più invasive.
È però una utile opportunità per le forme refrattarie.

Nei paesi in via di sviluppo o anche estremamente industrializzati con ampie aree rurali e grandi distanze può essere facilmente utilizzata anche come prima strategia di trattamento. Non è probabilmente la procedura da scegliere per ridurre il numero dei farmaci utilizzati dal paziente perché non è questo il suo punto di forza.

L’articolo è visualizzabile e scaricabile qui

[a cura di: Michele Figus e Chiara Posarelli, Università di Pisa – Azienda Ospedaliero Universitaria Pisana]

 

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