Osservazioni sulla struttura e funzione della macula

La fovea costituisce il centro anatomico e fisiologico della macula. Nel corso degli anni si sono alternate molte denominazioni per descrivere l’area retinica compresa tra le arcate vascolari: area centralis, retina centrale, spot giallo, polo posteriore. Tra queste denominazioni la più utilizzata per quest’area di colore più intenso, con una disposizione dei vasi del tutto particolare, che si dirada verso il centro, è macula lutea; sottintende i 15°-20° gradi del campo visivo centrale.

La descrizione topografica ed istologica di questo importante territorio retinico è stata largamente riferita in letteratura. I fotorecettori e le cellule del Müller, com’è noto, assumono in quest’area un orientamento del tutto particolare, per favorire la più efficiente visione distinta e il miglior rapporto trofico intercellulare.

La determinazione della macula anatomicamente caratterizzata risale al 1782. Si deve la sua individuazione agli studi di Francesco Buzzi (1751-1805), che svolse la sua attività di oftalmologo nell’Ospedale Maggiore di Milano. Questo medico oculista italiano poco conosciuto, per primo si accorse della particolarità anatomica di quest’area di colorito giallastro, posizionata lateralmente alla papilla ottica, in seguito denominata macula lutea.

Il termine deriva dal latino: macula, macchia, chiazza, e lutea, giallo.
Dieci anni dopo, nel 1791, Samuel Thomas von Sömmerring (1755–1830), medico, anatomista, antropologo, paleontologo e inventore, famoso tra l’altro per i suoi studi sul sistema nervoso, uno dei più importanti scienziati tedeschi e mondiali del tempo, studiò, in modo sistematico, tale formazione retinica.

Nel 1795, alla Società delle Scienze di Gottinga, prestigiosa accademia della Bassa Sassonia in Germania Sömmerring, nella comunicazione dal titolo “De Foramine Centrali Limbo Luteo cincto Retinae Humanae. Commentationes Societatis Regiae Scientiarum Gottingensis”, suggellò definitivamente l’esistenza della fovea, come un foro al centro della retina, e definendola “foramilunum centrale retinae”.

Nello stesso anno Francesco Buzzi prontamente rispose al Sömmerring, chiarendo la vera natura della fovea centralis: non era affatto un foro, ma una zona centrale circoscritta più sottile del tessuto retinico.

Amedeo Lucente
Oculista Libero Professionista

Fonte: OftalmologiaDomani.it

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