Letismart e sistemi touch screen: punti di forza e ostacoli da superare per una città senza barriere

L’intervento di Sergio Prelato, Consigliere UICI per la Mobilità

 

Realizzare una città senza barriere è possibile. Occorre armonizzarle sempre di più, tenendo conto di tutti. Cittadini in età lavorativa senza problemi, bimbi, anziani, studenti, turisti, animali ecc.

Noi cittadini disabili siamo parte di queste categorie, siamo lì in mezzo tutti i giorni e le notti.
Si tratta solo di diventare sempre più inclusivi, preparati nella progettazione urbana ed architettonica.

La notizia di Marburgo “città modello per gli ipovedenti” parte da un concetto debole: le città non debbono essere a misura di cieco o ipovedente, poiché questo di per se è un concetto superato.
Le città sono già e dovranno essere sempre di più a misura di tutti e in particolare di chi ha difficoltà.

La definizione di B.A. è: si definisce B.A. tutto ciò che è causa di ostacolo e affaticamento o mette in pericolo chiunque, e in particolare chi è più in difficoltà sia temporanea che permanente.

Oltretutto, città inclusive e prive di barriere, sono anche capaci di attrarre turisti, lavoratori, studenti che producono PIL e consumano beni e servizi.
La tecnologia poi aiuta molto. Per esempio per ciechi e ipovedenti è stato recentemente ideato e brevettato un metodo che si chiama “letismart”.

Si tratta di radiofari che emettono un suono preciso, attivabile dal bastone bianco di un cieco e non solo dal bastone, che consente di individuare semafori, porte dei bus, negozi ecc.
Questa invenzione, tra l’altro, è stata ideata da un tecnico ipovedente, che ha ceduto il brevetto alla nostra associazione, rinunciando a qualsiasi profitto.

La tecnologia permette di fare tante cose: fruire dei servizi bancari, delle applicazioni di pagamento e di prenotazione di beni e servizi, e mille altre cose.
Accade però spesso che questi beni e servizi sono “muti”, infatti la tecnologia touch screen ci esclude da questi beni e servizi.
Quindi paradossalmente stiamo progettando città sempre più inclusive dal punto di vista delle B.A. fisiche, ma una silenziosa e strisciante barriera tecnologica (B.T.) ci sta rendendo la vita difficile.

Faccio alcuni esempi: citofoni privati touch screen, ascensori touch screen, e sistemi di pagamento pos touch screen, senza sintesi vocali, oppure tastiere editabili, lavatrici sempre touch e elettrodomestici di uso quotidiano inaccessibili.

Solo attraverso l’obbligo legislativo con sanzioni severe e lo stigma per atteggiamenti commerciali discriminanti, come accade negli USA, potrà dare una risposta non ambigua e decisiva su queste nuove barriere tecnologiche.

Si dice che se non fai parte del problema, fai parte della soluzione.
Noi facciamo parte di entrambi e le sfide non mancano e non mancheranno, ma siamo ottimisti e ci sentiamo sempre più inclusi e partecipi e padroni del nostro destino.

 

[a cura di: Sergio Prelato, Consigliere con delega per il settore Mobilità UICI,
Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti Onlus]

 

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