Misurazioni lineari e di area su imaging retinico widefield e ultra-widefield: possibili discordanze

Abstract

L’utilizzo sempre più frequente dell’imaging retinico widefield e ultra-widefield in campo fotografico e non solo aprirà nuove strade e fruttuose prospettive nella diagnosi e follow-up delle patologie retiniche.

Lo scopo di questo articolo è di evidenziare i possibili errori che si incontrano nel determinare misure lineari e di area nella fotografia retinica ad ampio campo, e indicarne auspicabili ed utili soluzioni per la loro corretta determinazione.

Introduzione

Se consideriamo l’occhio umano una sfera con angolo giro di 360°, l’area retinica teoricamente fotografabile con dilatazione pupillare medio-ampia, utilizzando le tradizionali fundus camera ha un’apertura di 180°, in pratica fino all’equatore.

L’avvento dell’imaging UWF Ultra-Widefield con i nuovi device rende possibile una fotografia oltre 180°. Con le normali aperture di 45°/60° si può arrivare a catturare immagini anche oltre i 180° solo forzando lo strumento e invitando il paziente a guardare dal lato da esaminare.

Le immagini risultano sfuocate, senza permettere di osservare dettagli e con una bassa risoluzione.

La metodica comunemente utilizzata per misurare l’apertura angolare nella fotografia retinica, fino all’avvento dei device ad ampio campo, prevedeva che il centro d’apertura goniometrico fosse posizionato nell’area pupillare, in pratica sulla cristalloide anteriore.

I limiti angolari con tale metodica escludono la possibilità di catturare aree retiniche oltre l’equatore, oltre 180°. Tale metodo (metodica esterna) risponde alla normativa ISO 10940 (International Organization for Standardization; ISO 10940 was prepared by Technical Committee ISO/TC 172, Optics and photonics, Subcommittee SC 7, Ophthalmic optics and instruments).

Il centro goniometrico nell’area pupillare è utilizzato dai sistemi ottici tradizionali, fundus camera 45°-60°. Fino ai primi mesi del 2018 costituivano lo standard nella fotografia retinica. Con un montaggio di 7-field da 30°, standard fotografico utilizzato nello studio ETDRS, Early Treatment Diabetic Retinopathy Study, si riusciva a coprire al polo posteriore un’area retinica di circa 75°.

I nuovi strumenti ad ampio campo permettono di catturare aree retiniche oltre l’equatore singolarmente e con montaggio, automatico o semiautomatico, fino ad un’apertura angolare di 240°/250° ad alta definizione.

Queste nuove possibilità d’imaging retinico, oltrepassando i 180°, necessitano che l’angolod’apertura goniometrico sia posizionato sull’asse ottico al centro della cavità, all’inserzione tra equatore e asse anatomico (Norme non ISO 10940); (metodica interna).

Inizialmente la fotografia retinica con un FoV ≥ 50° era definita Widefield WF imaging; con un FoV ≥ 100° Ultra-Widefield UWF imaging (FoV Field of View).

Amedeo Lucente
Oculista Libero Professionista

Fonte: OftalmologiaDomani.it

 

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