Cheratocono, occorre sensibilizzare sulla malattia

Cinque domande e risposte con la Dottoressa Rossella Colabelli Gisoldi (AO S. Giovanni Addolorata, Roma)

 

Sensibilizzare sul cheratocono, aumentando la consapevolezza su questa malattia, una patologia degenerativa della cornea che ne cambia la forma stessa, comportando gravi problemi di vista.

È questo l’obiettivo della Giornata Mondiale del Cheratocono (World Keratoconus Day), che si celebra ogni 10 Novembre. La giornata si basa sulla condivisione della propria storia personale e di malattia con gli altri pazienti, offrendo anche un’opportunità a chi non la conosce di approfondire la conoscenza di questa patologia.

Quest’anno il tema della giornata del cheratocono è la fiducia e il fatto che la diagnosi di una malattia come questa non debba impedire di fare ciò che si ama. Si può raccontare cosa significa vivere con la patologia e come mantenere la fiducia in se stessi.

In occasione della giornata, EyesON ha posto alcune domande alla Dottoressa Rossella Colabelli Gisoldi, Banca degli Occhi, Azienda Ospedaliera S. Giovanni Addolorata di Roma e socio onorario della Società italiana trapianto di cornea (SITRAC).

Che sintomatologia ha una persona con cheratocono?

I sintomi riferiti dai pazienti affetti da cheratocono sono diversi in relazione al quadro evolutivo della patologia. Nelle fasi iniziali spesso ci si lamenta di una visione mai perfetta e mutevole nel tempo. Con il progredire della patologia, si può riferire intolleranza alle lenti a contatto e visione pessima con gli occhiali. Nel caso di un cheratocono acuto, si giunge all’ osservazione dello specialista spaventati per la comparsa di una macchia biancastra sulla cornea associata ad un improvviso e grave peggioramento visivo con annebbiamento.

Fino a 10-15 anni fa, sul fronte della terapia per il cheratocono esisteva solo il trapianto perforante di cornea. Oggi non è più così.

In realtà, solo il 20% dei pazienti affetti da cheratocono ha una indicazione precisa al trapianto di cornea. Naturalmente per questi pazienti la chirurgia lamellare anteriore profonda rappresenta il gold standard; in casi selezionati è necessaria una chirurgia perforante che comunque nel cheratocono è una chirurgia a basso rischio. Nel rimanente 80% dei pazienti, è molto importante seguire e valutare l’evolutività del cheratocono. Oggi infatti il trattamento di cross linking del cono in evoluzione, ne consente un rallentamento della progressione o addirittura ne arresta il peggioramento.

La nuova chirurgia lamellare per il cheratocono è oggi possibile grazie alle donazioni in primo luogo e al contributo prezioso delle Banche degli Occhi.

Tutta la chirurgia del trapianto di cornea è possibile grazie ad un atto di grande generosità: la donazione della cornea. La volontà alla donazione si può esprimere in vita. Se ciò non è stato fatto, ma non si è mai espressa in vita una opposizione alla donazione, comunque si può donare. Le Banche degli Occhi, distribuite in maniera capillare sul territorio nazionale, svolgono un ruolo fondamentale nella selezione, preparazione e certificazione dei tessuti corneali. Per chi volesse approfondire, è possibile consultare il sito della Sibo (Società italiana delle Banche degli Occhi).

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La riabilitazione funzionale di un paziente operato per cheratocono è oggi piuttosto rapida e sicura. Un valore aggiunto anche per la società e il reinserimento professionale del paziente?

Decisamente sì. La chirurgia cosiddetta a bulbo chiuso consente una minor durata della terapia steroidea post operatoria con una ridotta incidenza delle complicanze quali ipertensione endoculare/glaucoma secondario per il paziente. I tempi di rimozione della sutura possono essere più rapidi, consentendo così una più rapida riabilitazione visiva con prescrizione di occhiali o di lenti a contatto.

Infine, esistono inserti biologicamente inerti, cioè artificiali, per trattare il cheratocono?

Sì. Si tratta di anelli che vengono posizionati in cornea chiara (previa esecuzione manuale o con laser di un tunnel intrastromale corneale). Non rallentano nè eliminano il cheratocono, semplicemente correggono l’astigmatismo irregolare indotto dalla patologia.

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